2018 - Relictus


 

Installazione

VillongoPalazzo Passi - Via Roma, 

dal 14 al 30 Settembre 2018


Acqua è la duplice natura dello scorrere eterno e dell'immobilità brulicante di vita.

Ciro Indellicati è artista che da tempo ha spezzato il legame con la figuratività, con la riproduzione dell'elemento naturale nella sua sembianza esteriore, la μορϕή (forma), per coglierne la natura intrinseca, la sua vera sostanza.

Nel suo ultimo lavoro, l'acqua si pone come ponte tra passato e presente, portatrice di messaggi che, al ritirarsi della marea, lascia abbandonati sulla proda della nostra mente. "Relictus" è ciò che resta, ciò che l'acqua ha custodito e portato fino a noi.

L'artista esplora la natura mutevole e perpetua dell'aqua, fons vitae che facilmente può mutarsi in fons mortis, trasparente essenza cristallina al suo nascere ma, per sua natura, vocata ad inquinarsi, per farsi veicolo di memorie, chiamata ad assumere il colore e la forma del recipiente che la contiene, o a varcarne i confini, spaccare gli argini, divenire forza creatrice.

L'artista non teme di esplorarne ogni sfaccettatura, utilizzando supporti diversi: dalla lavorazione del κέραμος (argilla), sostanza resa duttile dall'acqua, per poi essere temprata dal fuoco, alla fotografia impressa su tessuto, che il vento anima, piegando e dispiegando il delicato supporto.

I fiori, le essenze, il sale, prezioso cuore del mare, sono i relitti, tutto ciò che resta, coinvolgono i cinque sensi per risvegliare i ricordi del viaggio.

Le opere di Ciro Indellicati si fanno custodi di reliquie di un mondo interiore, il cui suscitato ricordo spinge a spiegare le vele e volgere la prua verso Oriente, seguendo rotte diverse. A rimettersi in viaggio, ancora una volta.

 Letizia Barozzi 


Ho scelto come titolo per questa mia installazione, la parola latina relictus, che vuol dire “lasciato” e nella forma passiva “rimasto”.

È questo doppio significato che mi ha affascinato. Lasciare, nella vita a volte è ciò che facciamo, o siamo costretti a fare. Eppure nel contempo vuol dire anche restare. Facciamo anche questo. Restiamo, per convinzione o per forza. Per necessità.

Lasciare o restare, per qualcuno o qualcosa. Per amore, disperazione. Per paura, o per egoismo. Per salvare la vita, la nostra o quella degli altri. Con la morte nel cuore, oppure folli per la felicità. Per ricominciare a sperare o perduti per sempre.

Può unire l’acqua e può dividere.

Acqua, che sia di mare con i suoi orizzonti infiniti, o di fiume, che si muova lenta oppure impetuosa, che sia acqua di lago, con le sue languide onde o le sue oscure profondità. Acqua, che sia pioggia che batte triste sui vetri o che canta sui prati. Acqua, che la bevi e ti disseta, o t’affoga. Ci galleggi e nuoti se sei capace, o ti tuffi e vai a fondo. Camminarci sopra non è per tutti.

Acqua, può essere pura. Oppure un veleno. Navighi o affoghi.

Avvicina o allontana alle volte, quelli che si amano e quelli che s’odiano.

Col suo respiro ci culla. Ci riporta voci lontane lontane. O ce le strappa via col suo grido fragoroso. Dall’acqua, nell’acqua nasce la vita o si può incontrare la morte,

Sa donarci il viaggio e ci regala avventure, partenze e fughe, l’inizio di un sogno, o la sua fine.

 Ciro Indellicati 



Contemplare l’acqua in qualsiasi sua forma

Eraclito diceva: "…dalla terra nasce l'acqua, dall'acqua nasce l'anima…"

Dunque, un percorso dalla materialità all'immaterialità che ne definisce la molteplicità.

L'acqua infatti non è mai solo una cosa:

è fiume, è mare, è lago, stagno, ghiaccio e quant'altro…

è dolce, salata, salmastra,

è luogo presso cui ci si ferma e su cui si viaggia

è piacere e paura,

nemica ed amica

è confine ed infinito

è cambiamento e immutabilità

è ricordo ed oblio.

Principio e fine.

Quante volte ci è capitato di perderci ascoltando “la voce” dell’acqua.

Da dietro ai vetri in una giornata di pioggia,

o camminando sulla riva di un ruscello nel silenzio di un bosco;

lasciar scorrere i pensieri,

perdersi nel ricordo del passato nell’immaginare il futuro.

Così, abbiamo voluto dare “voce” a ciò che Ciro

ha realizzato con la materia

con parole di ieri e di oggi

che hanno tradotto in poesia emozioni e sentimenti ispirati dalla “voce” dell’acqua

Una voce che a volte si fa brusio, tuono potente

fonte di vita o tutt’altro che benedetta

Ma che come l’arte in tutte le sue molteplici forme

sarà sempre “cosa eterna” nel materiale e nell’immateriale

“Qui giace uno il cui nome fu scritto sull’acqua” recita l’epitaffio su una tomba senza nome nel cimitero Protestante di Roma

Quel qualcuno è in realtà uno dei più grandi poeti inglesi: John Keats

 Claudio Belotti  - Compagnia Teatrale "Il Capannone"