2016 - Polisèmica


Mostra Personale

Villongo, Palazzo Passi - Via Roma, 

dal 30 Settembre al 14 Ottobre 2016


"Ogni creatura del mondo

è come un libro o un quadro

per noi, e uno specchio;

della nostra vita, della nostra morte

della nostra condizione, della nostra sorte

è un segno fedele."

Alano di Lilla (XII secolo)

 

Si va controcorrente. Ancora. Sempre. Ciro Indellicati è, del resto, un orientale. Nella mente, nello spirito e anche nel corpo. Lo muove un passo tardo e lento. Misurato, potremmo dire. Ma è nel linguaggio e nella sintassi spezzata che l'artista tradisce la ricerca continua, nervosa, quasi, di espressioni sempre più adatte e vicine al concetto da esprimere. Vi è, in definitiva, una spiccata componente greca nei modi di Ciro Indellicati: un bizantinismo capace anche di ironia e di puntuto eloquio, lontani, tuttavia, dalla retorica e da qualsivoglia saccente perentorietà. Si va controcorrente. Sì, poiché l'astrattismo di Ciro Indellicati apre di nuovo la piaga della comprensione dell'opera d'arte: che cosa è? Che cosa significa? Qui l'imitazione della natura non c'è, come pure la prospettiva, l'anatomia o l'atmosfera. Qui non ci sono rapporti esteriori con la parti del quadro. Le tele di Ciro Indellicati devono semplicemente agire sull'osservatore. Possiamo osare alcune considerazioni, questo è certo, ma senza presunzioni o dogmatismi. Il nero. È una profonda risonanza interiore entro la quale vi è la riflessione di un uomo, ma anche (e forse più narrativamente) quella di Dio. Da qui i segni grafici come bisogno di materializzazione del pensiero. Con Dio è la creazione. Con l'uomo è il progetto, la coscienza. Ciro Indellicati scuote le tele per ricomporre un caos terribile, mostra l'entropia e la doma fino a punti di raggiunta armonia: l'oro squarcia la tela, il disordine diviene geometria, le dissonanze mutano in melodie. La trasformazione del nulla in qualcosa è anche la maturazione dello spirito e della coscienza. Il blu è la dimensione divina. Il verde è la dimensione terrena. Non c'è contrasto. Tutto è puro e sacro nell'infinità delle creazioni e del sempiterno giro delle rote celesti.

 

Massimo Rossi


In questa mostra sono esposte una serie di dipinti e alcune fotografie rielaborate manualmente da diapositive, sintesi del percorso artistico fin qui delineatosi.


Ciro Indellicati - Villongo (BG), Palazzo Passi, Locandina della mostra "Polisèmica"
Ciro Indellicati - Villongo, Palazzo Passi, Locandina della mostra "Polisèmica"

All’arte non occorre di rappresentare o riflettere “la realtà sensibile o quella psichica”, lanciare appelli o fare proclami e denunce.

L’arte pone in essere, fa esistere, mentre si fa.

L’artista stesso si “rende visibile” attraverso lo spazio, i segni, il colore, attraverso la materia, con il gesto.

Giunge così in fondo al caos originario per preparare la ri-creazione “sfidando logica ed estetica”. Destrutturando, sottraendo senso alla parola, al segno, per renderlo alla sua origine, al legame che unisce “esistente ed essere”.

Abbandonarsi al fare, all’incontro con la materia: così l’Essere può manifestarsi, affacciarsi oltre l’io, oltre l’apparire, dove la frattura tra uomo e natura non è ancora del tutto compiuta.

Non per produrre illusioni ma per avvicinarsi più che si può all’Essere originario, verso quel confine che sempre si ridetermina e si rimescola e che mai ci è dato raggiungere.

La musica, la poesia, le parole fluiscono nel segno, nei segni e nella materia “ricca di umori cromatici”.

Narrazioni. Grafie e grafemi sconosciuti, impronunciabili.

La nostalgia, la memoria dei luoghi, scordati e ritrovati.

Lo spazio, con i suoi pieni e i vuoti.

E il fluire del tempo. Come un grande fiume che ne contiene altri, infiniti.

Ignote dimensioni, attraversamenti e ritorni. E fughe, ancora.

Profumi, frammenti d’immagini che si mescolano ai colori, alla materia, alla luce.

I paesaggi e gli oggetti. I fiori, le voci.

Dentro e fuori di noi.

Entrate e uscite. Ritrovamenti, partenze e ritorni. Assenze.

L’infinito. L’Assoluto.

Eterni istanti da custodire gelosi, troppo fragili per il mondo.

Come polvere l’anima nostra.

E il sogno? Un soffio, là “dove albergano le anime”.

 

Ciro Indellicati

 

I testi virgolettati sono tratti da

“Il giardino conteso” di F. Ermini – Moretti&Vitali ed.

“Polvere d’anima” N. Humphrey – Codice ed.